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Nella bolla di Orlando, da agosto a ottobre, non si è parlato d’altro. Di Jimmy Butler, dei suoi Heat (capaci di andare in finale NBA) e dell’ultima trovata della superstar di Miami, il suo caffè venduto “a peso d’oro” ai colleghi prigionieri (si fa per dire) dei tre hotel di Disney World. Quella che sembrava una trovata tanto per ingannare le giornate tutte uguali, si è tramutata invece in un vero e proprio business, e il suo “Big Face Coffee” è diventato qualcosa di più di un semplice passatempo. Lo ha ammesso in una recente intervista con “Ocean Drive Magazine” — che ha messo il n°22 degli Heat in copertina — durante la quale Butler ha anche spiegato l’origine, molto curiosa, del nome del suo nuovo progetto imprenditoriale. “La mia idea era di spillare più soldi possibili agli altri giocatori. Appena arrivato nella bolla facevo il caffè soltanto per me ma poi ho iniziato a pensare a come fare a venderlo e guadagnarci. E mi sono detto: “Se ogni giocatore viene e ne prende 4 tazze — a 20 dollari l’una — io guadagno 80 dollari.

 

Spesso i giocatori si muovono con pezzi da 100 e su quelle banconote c’è raffigurata una grande faccia [quella di Benjamin Franklin, ndr]. In gergo ‘big face’ vuol dire 100 dollari e io ho pensato che se loro fossero arrivati chiedendomi di pagare con la banconota da 100 perché non avevano più quelle da 20, io avrei replicato con la stessa risposta: ‘Mi spiace, neanch’io ho un 20’, finendo così per incassare un extra a ogni acquisto. Non è proprio andata così, ma il nome è rimasto: Big Face Coffee, e deriva proprio da quelle banconote da 100”.