Impegno concreto per risultati concreti: è stato ufficialmente consegnato, in Fondazione Veronesi, il ricavato dell’iniziativa “Un caffè sospeso per la ricerca” lanciato da Essse Caffè, storica torrefazione bolognese fondata dalla famiglia Segafredo e presieduta da Francesco Segafredo.

La ragguardevole cifra raccolta – pari a 33mila euro – è stata assegnata come borsa di studio al ricercatore Alexander Chernorudskiy che sarà impegnato in un importante progetto nell’ambito dei tumori femminili: identificare un nuovo approccio per bloccare l’attività dell’enzima ERO1, regolatore per la formazione dei vasi sanguigni nei tumori del seno.

Il progetto si svilupperà presso l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano. La consegna della borsa di studio è avvenuta il 12 maggio scorso in Fondazione Veronesi da parte di Chiara Segafredo, co-fondatrice di Essse Caffè insieme a Francesco e Cristina Segafredo, e Marta Buscaroli Segafredo, socia dell’azienda, che hanno sottolineato:

“Questo importante risultato è stato raggiunto grazie all’impegno di tutta Essse Caffè, ma soprattutto della rete commerciale e dei suoi clienti. I bar e i locali aderenti sono stati moltissimi. Questo ha permesso di ricavare una cifra ragguardevole, che porrà un tassello in più nella lotta contro i tumori tipicamente femminili”.

“Un caffè sospeso per la ricerca” ha preso vita a novembre 2021 inserendosi nel più ampio progetto “Pink is good” di Fondazione Umberto Veronesi, di cui Essse Caffè è partner. A fronte di una donazione dell’equivalente di un caffè, il cliente ha ricevuto un gettone utilizzabile per i carrelli spesa dei supermercati, brandizzato per l’iniziativa.

L’importo raccolto andrà così alla ricerca di Alexander Chernorudskiy: l’ambizioso progetto si propone di arrestare la crescita dei tumori al seno attraverso un nuovo approccio che interviene su un enzima, ERO1 (endoplasmic reticulum oxidoreductin 1 alpha), regolatore delle funzioni angiogeniche, ossia quel processo di formazione di nuovi vasi sanguigni che “alimentano” la massa tumorale. Obiettivo del ricercatore sarà quindi inibire ERO1 mettendo a punto una terapia angiogenica.