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Torna lo spettro dell’inflazione e dell’impennata dei prezzi sui beni di prima necessità. A trainare la crescita recente – + 3,8% in Italia secondo le ultime stime dell’Istat – sono i prezzi dei beni energetici, alimentari, dei servizi e dei trasporti. Una situazione che rischia di abbattersi sui consumatori con una vera e propria stangata natalizia e che mette a rischio anche la colazione al bar. Il caffè espresso in tazzina, infatti, potrebbe presto salire a 1,50 euro.
A pesare, oltre al maltempo, i vincoli di approvvigionamento globale. L’incertezza del mercato deriva anche da paesi esportatori come l’Etiopia e il Vietnam, instabili per motivi diversi. Maximillian Copestake, direttore esecutivo delle vendite di caffè in Europa presso Marex, ha detto a Wall Street Italia che il caffè è stato impegnato in “un’enorme corsa dei prezzi che è principalmente guidata dalle dislocazioni dei carichi. Negli ultimi cinque-otto anni, abbiamo avuto un’offerta concentrata in uno o due grandi paesi produttori di caffè, una il Brasile e l’altro il Vietnam. Se ci sono problemi in uno o entrambi di questi paesi, cosa che abbiamo avuto, il mercato improvvisamente impazzisce e cerca di incoraggiare altri paesi a produrre caffè. Questo è il principio di base, e poi la ciliegina sulla torta sono state le interruzioni nel trasporto”. Copestake ha aggiunto di aspettarsi che i prezzi rimangano alti e volatili in futuro.