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Il meteo in Brasile e le difficoltà legate alla crisi logistica globale rimangono i principali driver del mercato del caffè. E continuano a trascinare al rialzo i prezzi, che a settembre hanno raggiunto nuovi massimi pluriennali. Secondo i dati del nuovo rapporto Ico, diffuso ieri, la media mensile dell’indicatore composto ha registrato, il mese scorso, un nuovo balzo in avanti del 6,2% volando a 170,02 centesimi per libbra. È il valore massimo dall’aprile del 2014.

Gli indicatori di colombiani dolci, altri dolci e brasiliani naturali si sono rivalutati rispettivamente del 6,6%, 4,3% e 5%. Ma il salto più grande (+9,9%) lo fanno i robusta, che superano – per la prima volta dal 2017 – la soglia del dollaro per libbra raggiungendo il valore di 104,60 centesimi. Ai massimi degli ultimi 4 anni.

 

 

Gli indicatori di New York e Londra crescono, a loro volta, del 5,2% e del 12%. L’indicatore giornaliero è oscillato tra un minimo di 166,18 centesimi, il 20 settembre, e un massimo di 177,32 centesimi, il 28 settembre.

Il consolidamento al rialzo si riflette nel calo della volatilità intragiornaliera, più che dimezzata rispetto ai livelli record di agosto, pur rimanendo sempre elevata (8,2%), specie per i brasiliani naturali (10,5%) e per l’Ice Arabica (10,1%).

Un breve excursus statistico ci consente di collocare i prezzi attuali nella loro corretta prospettiva storica. La media mensile dell’indicatore composto registra a settembre un incremento del 53% rispetto a ottobre 2020.

Le medie mensili dei colombiani dolci, degli altri dolci e dei brasiliani naturali – rispettivamente di 240,38, 225,54 e 183,72 centesimi – sono ai loro massimi da febbraio 2012, gennaio 2012 e ottobre 2014. La media mensile dei robusta è, a sua volta, al livello massimo da luglio 2017.

“Il raccolto per l’annata 2020/21 è terminato in tutti i paesi produttori e l’attenzione del mercato è destinata a spostarsi ora alla produzione nelle annate 2021/22 e 2022/23” scrive il report.