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La Compagnia olandese delle Indie Orientali incominciò a coltivare il caffè già nell’ultimo decennio del XVII secolo, presso Giava utilizzando semi provenienti dal porto di Mocha, nello Yemen. Nel 1706 alcune piantine di caffè vennero trasferite da Giava al giardino botanico di Amsterdam; da lì, nel 1713, una pianta raggiunse la Francia.
Nel 1720 Gabriel de Clieu, ufficiale della marina francese, salpò alla volta dei Caraibi con due piantine di caffè, di cui solo una sopravvisse arrivando alla colonia francese della Martinica. Nei decenni seguenti, le piante si diffusero rapidamente in tutto il Centro America: a Saint-Domingue (1725), Guadalupa (1726), nella Colonia della Giamaica (1730), nella Capitaneria generale di Cuba (1748) e a Porto Rico (1755).

 

Nello stesso periodo, precisamente nel 1718, gli olandesi portarono il caffè in un’altra loro colonia, la Guiana Olandese, attuale Suriname), da cui, nel 1719 entrò nella Guyana francese e penetrò infine nella Colonia del Brasile, dove, nel 1727, vennero create le prime piantagioni. L’industria nelle colonie dipendeva esclusivamente dalla pratica della schiavitù, abolita solo, peraltro formalmente, nel 1888.
Questi i primi passi di una diffusione della coltivazione che è diventata via via un fenomeno più esteso, parallelamente alla crescita dei consumi ed al miglioramento delle tecniche di trasformazione.
Attualmente, secondo i dati dell’International Coffee Organization, i maggiori produttori mondiali sono, nell’ordine, il Brasile, il Vietnam, la Colombia e l’Indonesia. Seguono, con ordine variabile secondo le annate, Messico, Guatemala, Honduras, Nicaragua, El Salvador, Etiopia, India, Ecuador.

 

 

Di seguito si riportano i dati produttivi delle ultime rilevazioni:

  1. Brasile, 2.859.502 tonnellate
  2. Vietnam, 1.818.811 tonnellate
  3. Colombia, 892.871 tonnellate
  4. Indonesia, 814.629 tonnellate
  5. Etiopia, 423.287 tonnellate
  6. India, 385.786 tonnellate
  7. Honduras, 380,296 tonnellate
  8. Uganda, 314.489 tonnellate
  9. Messico, 257.940 tonnellate
  10. Guatemala, 224.871 tonnellate

 

 

La produzione mondiale è stabile negli anni e si fissa intorno ai 6,8 milioni di tonnellate, circa 115 milioni di sacchi, di cui l”esportazione dai paesi produttori oscilla, negli ultimi anni, tra i 77 e i 92 milioni di sacchi.
Il 63-68% di questa produzione è costituita dalle qualità Arabica, mentre il Robusta rappresenta circa il 25/30%.
Si tratta di un mercato che, come è facile immaginare, investe interessi e concorrenzialità molto forti e che perciò richiede rigorosi controlli e regolamentazioni che riguardano le quantità commercializzate e la qualità globale del prodotto.

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Di Massimo Prandi

Massimo Prandi