Il caffè è sempre stata una delle grandi risorse del Kenya, ma non sempre in passato a livello nazionale sono stati fatti tutti gli sforzi necessari a migliorare la sua filiera, ovvero a collegare i coltivatori, che spesso sono riuniti in piccole cooperative e comunità di aree rurali a nord e nord ovest del paese, al mercato.

Nel 2018 di questo parlò l’allora vicepresidente William Ruto, oggi leader del paese e per suo retroterra personale da sempre legato all’agricoltura e convinto che rimanga il settore propulsivo della sua nazione, con le istituzioni italiane, chiedendo un aiuto per valorizzare il caffè keniota.

Lo stato italiano, attraverso l’Agenzia di cooperazione allo sviluppo (Aics) ha fatto molto di più affidandosi al Cefa, un’organizzazione della società civile da sempre specializzata in progetti di solidarietà nel campo dell’agronomia, e dalle fondazioni Avsi e E4Impact.
Sei anni dopo, sono stati presentati nella residenza dell’ambasciatore d’Italia a Nairobi, i primi risultati del progetto “Arabika” che vede coinvolte, oltre alle realtà di cooperazione citate, 21 cooperative di caffecultori di 7 contee del paese, con training specifici, a seconda delle competenze e mansioni, a 30 mila di loro, di cui più di 18 mila già effettuati, la fornitura di macchinari e le migliorie a 42 laboratori per processare i chicchi di caffè, più l’expertise necessaria a creare un brand specifico per ognuno dei prodotti delle sette contee ed organizzare il marketing di conseguenza.

“Un progetto pilota, sì, ma sostanzioso” come lo ha presentato il coordinatore del progetto per Aics, Giulio Di Pinto. Si tratta effettivamente di un’iniziativa per cui Aics ha stanziato 3 milioni di euro.

“Attraverso la nostra cooperazione, vogliamo aiutare i coltivatori di caffè keniani a valorizzare il proprio prodotto in termini di qualità, di quantità e anche di prezzo, per avere maggiore presenza sul mercato”, ha spiegato l’ambasciatore Roberto Natali alla stampa, a margine dell’incontro.

Il titolare della sede Aics di Nairobi, Giovanni Grandi, ha confermato il successo di questa operazione che mira a dare non solo know-how e migliorare qualità e produttività nel campo del caffè, ma anche consapevolezza di poter puntare all’Arabica del Kenya come uno dei prodotti di punta del proprio mercato.