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Un espresso al giorno toglie un chilo di torno. Almeno per il genere femminile: uno studio statunitense ha infatti certificato il nesso tra il consumo regolare di caffè e un minore indice di grasso corporeo nelle donne. A spiegarlo è il ricercatore Chao Cao, della University School of Medicine di Washington, D.C.

Un gruppo di ricercatori internazionali ha esaminato la relazione tra consumo di caffè e peso corporeo in uomini e donne di qualsiasi età. A capo del team il Dr Lee Smith della Anglia Ruskin University: i risultati parlano di un “legame significativo” tra una maggior assunzione di caffè e una minore adiposità DXA, la condizione che determina il sovrappeso critico o l’obesità. E cosa piuttosto interessante, i risultati parlano anche di una differenza di genere.
Lo studio ha incrociato di dati della National Health and Nutrition Examination Survey, attività di ricerca nazionale a cadenza regolare organizzata dal Centro di Controllo delle Malattie USA, con il numero di caffè consumati ogni giorno. In più sono stati presi in considerazione grasso corporeo e grasso addominale.

 

 

I rilevamenti hanno sottolineato come le donne che consumano due o tre caffè al giorno mostrino un indice di grasso corporeo e grasso totale minore rispetto alle bevitrici e i bevitori meno incalliti. Nello specifico, le donne trai 20 e i 44 anni hanno riscontrato il 3.4% di grasso in meno rispetto ai non bevitori. Donne trai 45 e i 69 si sono assestate sul -4.1%. Nell’analisi complessiva, senza considerare l’età, le danne con due o tre caffè al giorno hanno registrato in media un -2.8%. Tra gli uomini il dato è risultato meno rilevante: -1.3%.
I risultati si sono dimostrati indipendenti da eventuali disturbi cronici dei campioni o condizioni particolari (fumo, abitudini), e soprattutto si sono rilevati costanti a prescindere dalla presenza di caffeina nel caffè. Anche il decaffeinato contribuisce allo studio. “Le nostre ricerche dimostrano la presenza altri componenti bioattivi nel caffè, diversi dalla caffeina, che agiscono sul controllo del peso e potrebbero essere utilizzati come contrasto anti-obesità”, spiega Smith. Già in passato numerosi esperimenti raccontavano dell’aiuto al metabolismo apportato da componenti bioattivi del caffè e del tè.
È importante però interpretare i risultati dello studio alla luce delle potenziali limitazioni. “Il lasso di tempo esaminato è importante ma non troppo esteso, quindi non possiamo ancora parlare di veri e propri trend. Siamo invece certi che il peso di un individuo non influenzi il desiderio o le abitudini di assunzione del caffè”.

 

 

Anche eventuali connessioni tra i risultati e le dinamiche socio-economiche sono state eliminate: “Pur sapendo che le abitudini alimentari e lo status socioeconomico possono incidere sulla nostra salute, e nello specifico sul nostro peso, abbiamo rilevato come questi non siano fattori fondamentali nel nostro studio. Né sono da considerarsi come rilevanti fattori come etnia, presenza di disturbi cronici, o simili”.
In definitiva quindi, qual è il ruolo che il caffè potrebbe giocare nella lotta all’obesità? Secondo Smith, il caffè può essere un’arma importante: “Potrebbe utilizzarsi strategicamente in diete bilanciate per ridurre l’impatto dell’obesità dilagante che riscontriamo oggi, soprattutto in alcuni degli Stati Uniti”. Non è tanto il singolo ingrediente, quanto il regime alimentare a essere importante, sottolinea Cao: “Incoraggiamo il pubblico a inserire il caffè nelle loro diete, insieme ad altri ingredienti salutari. E ricordiamo che perché un regime alimentari funzioni e presenti risultati, serve tempo. Non vorremmo mai vedere qualcuno bere litri di caffè in un giorno solo, aspettandosi di vederne gli effetti. Tra le chiavi principali, inoltre, un’attività fisica regolare, meno zuccheri e movimento frequente”.

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Di Massimo Prandi

Massimo Prandi