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La rivista Öko-Test ha messo a confronto 20 marche di caffè macinato vendute nei supermercati e discount tedeschi. Stavolta non ci interessa tanto fare una classifica delle marche (in quanto la quasi totalità non fa parte del mercato italiano) ma l’indagine è comunque interessante per avere alcune indicazioni di fondo su quali problematiche può portare con sé un prodotto come il caffè. In articolare, dietro alla sua produzione spesso vi è sfruttamento dei lavoratori e violazioni dei diritti umani, oltre che deforestazione illegale.

Dal test risulta che, in generale, praticamente tutti i caffè escono male dal test tanto che un solo prodotto su 20 viene raccomandato con “buono”.

Gli esperti tedeschi si soffermano in particolare su 3 aspetti controversi del caffè:

  • la presenza di contaminanti: acrilammide e furano
  • i problemi nella produzione: in particolare sfruttamento dei lavoratori e violazione dei diritti umani
  • deforestazione

 

Partiamo dalle sostanze controverse trovate in alcune marche di caffè. Come scrive Öko-Test, il laboratorio incaricato dell’analisi ha riscontrato livelli “elevati” (ma sempre entro i limiti di legge) degli inquinanti acrilammide e furano in alcuni caffè. Su 20, 13 prodotti presentavano livelli “aumentati” di queste sostanze, il che significa – come specificano gli esperti tedeschi – che utilizzavano più della metà del valore delle linee guida dell’Ue per il caffè tostato.

Sia l’acrillammide che il furano si creano al momento della tostatura del caffè. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ritiene che l’acrilammide abbia il potenziale di aumentare il rischio di cancro. Mentre furano e metilfurani, sempre secondo l’Efsa, potrebbero danneggiare il fegato a lungo termine.

Ma veniamo agli svantaggi sul piano umano e ambientale del caffè. Purtroppo, nelle piantagioni le violazioni dei diritti umani sono frequenti e i piccoli coltivatori di caffè non percepiscono ancora un reddito che gli garantisca la sussistenza.

Il consumatore però come sempre ha un certo potere, e può scegliere ad esempio di acquistare da produttori che tracciano tutta la filiera e garantiscono una maggiore trasparenza riguardo alle condizioni dei lavoratori.

Dal test emerge che solo 6 produttori su 20 erano in grado di ricostruire tutta la catena di approvvigionamento dei loro caffè, documentarla e anche dimostrare di aver fatto sforzi concreti per proteggere i diritti umani.

Per quanto riguarda invece il discorso ambientale, purtroppo per dare spazio alle coltivazioni di caffè spesso si ricorre alla distruzione illegale delle foreste e nessun fornitore del test è stato in grado di dimostrare con certezza che non è stata praticata deforestazione per la produzione del proprio marchio di caffè.