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Nel mondo, spiega il Wwf, si bevono circa 2,5 miliardi di tazze di caffè al giorno e l’Italia è il paese simbolo di questo rito quotidiano. L’Europa (che rappresenta il 33% del consumo globale di caffè) è il più grande mercato del caffè al mondo. Il fatto che nei prossimi decenni la produzione di caffè potrebbe diventare un driver sempre più importante di deforestazione è dovuto all’aumento della domanda e al crescente impatto dei cambiamenti climatici: la produzione di caffè dovrà triplicare entro il 2050 per soddisfare la richiesta globale, ma ancora oggi il 60% dell’area idonea a coltivare caffè è coperta da foreste.

 

Infatti, se un tempo il caffè si coltivava ai margini degli ambienti forestali, oggi si abbattono alberi per produrre, in enormi aree esposte al sole, i preziosi chicchi. Tutto questo avrà gravi conseguenze per specie già a rischio estinzione, come la tigre di Sumatra: l’Indonesia, dove vive questa specie, è infatti uno dei maggiori esportatori di caffè (insieme a Messico, Colombia, Vietnam e Brasile). Inoltre, a causa del cambiamento climatico, il 50% delle aree coltivate a caffè saranno inadatte alla produzione entro il 2050 spingendo le coltivazioni verso altitudini più elevate, minacciando la scomparsa di foreste preziose.
Visto che ogni anno consumiamo in media 6 kg di caffè a testa. L’appello del Wwf, per ridurre i nostri impatti, è quello di preferire caffè proveniente da aziende certificate, anche se al momento soltanto il 20 per cento delle aziende agricole sono certificate.

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Di Massimo Prandi

Massimo Prandi