Presentazione Serim/Nescafè/Satispay Passante Ferroviario - 09 Gen. 2020
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Gli anni ruggenti di “Camera café”, quando il distributore automatico di caffè dell’ufficio era il fulcro della socialità nella sitcom con Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu, appaiono ormai lontanissimi. Sì, perché tra i settori che più stanno soffrendo sotto i colpi della crisi da Covid-19 c’è quello della distribuzione automatica di alimenti e bevande, schiacciato dal lavoro da casa o smart working e già prima della pandemia messo fortemente in discussione da alcuni provvedimenti governativi in rampa di lancio, ossia le imposte sullo zucchero e sulla plastica, le cosiddette sugar tax e plastic tax, il cui debutto tuttavia è al momento stato rinviato dalla Legge di bilancio 2021, rispettivamente al luglio 2021 e al gennaio 2022.

 

 

Ma più di ogni altra cosa il settore nel 2020 ha patito gli uffici vuoti e le strade quasi deserte per via della chiusura delle attività. E i numeri del primo semestre, svelati lo scorso 11 novembre in occasione degli “stati generali del vending”, parlano chiaro: secondo i dati dell’associazione italiana di distribuzione automatica Confida elaborati da Ipsos, rispetto allo stesso periodo del 2019 i consumi sono crollati del 33,79%; più in particolare, quelli di caffè alla macchinetta sono caduti del 27,51%, le bottigliette d’acqua hanno fatto segnare una flessione del 42,98%, mentre si sono quasi dimezzate (-46,52%) le vendite di snack salati come patatine, taralli, cracker e schiacciatine, e hanno subito un forte calo (-38,61%) anche i prodotti dolci come biscotti, brioche e merendine.
In termini di fatturato, secondo Confida, il comparto è arrivato a perdere fino al 70% nel mese di aprile e, dopo una breve ripresa in estate, “a partire da ottobre sta di nuovo crollando a picco” con la nuova ondata, come spiega una nota dell’associazione di categoria.

 

L’emergenza sanitaria del Covid-19 – sintetizza la nota di Confida – le decisioni del governo centrale e le ordinanze dei governatori locali rischiano di mettere in ginocchio il settore della distribuzione automatica che in Italia si compone di 3.000 aziende e circa 30.000 lavoratori, a cui si aggiunge un indotto di altri 12.000. A pesare sulle condizioni del settore è il forte calo delle consumazioni nei luoghi dove il vending è più forte e la mancanza di aiuti dallo Stato che non ha incluso il settore nel cosiddetto Dl ristori bis. A questo quadro a tinte fosche per il settore, spiegano dall’associazione di categoria dei distributori automatici, si aggiungono i canoni concessori e demaniali che le imprese devono pagare per installare le macchinette nel settore pubblico, oltre che “alcune iniziative ministeriali che rischiano di deprimere ancor più i consumi.