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Quante volte in una giornata proferiamo, scriviamo o pensiamo la parola caffè? Probabilmente mai abbiamo tenuto a mente il conteggio e forse allo stesso modo mai ci siamo soffermati a riflettere sull’origine del nome. Nella realtà, ogni appassionato della calda bevanda, non può omettere di informarsi sull’etimologia del nome “caffè”, in quanto nella stessa è contenuta una sintesi storica importante e molto interessante. Iniziare questo viaggio storico nel motto “caffè” significa fare un salto nel lontano mondo arabo. La parola araba qahwa, infatti, in origine, identificava una bevanda prodotta dal succo estratto da alcuni semi che veniva consumata come liquido rosso scuro, il quale, bevuto, provocava effetti eccitanti e stimolanti, tanto da essere utilizzato anche in qualità di medicinale. Oggi questa parola indica, in arabo, precisamente il caffè.
Dal termine qahwa si passò alla parola turca kahve attraverso un progressivo restringimento di significato, parola riportata in italiano con caffè. Questa derivazione è contestata da quanti sostengono che il termine caffè derivi dal nome della regione in cui questa pianta era maggiormente diffusa allo stato spontaneo, Caffa, nell’Etiopia sud-occidentale.
Fino al XIX secolo non era certo quale fosse il luogo di origine della pianta del caffè e, oltre all’Etiopia, si ipotizzava la Persia e lo Yemen. Pellegrino Artusi, nel suo celebre manuale “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, sostiene che il miglior caffè sia quello di Mokha (città nello Yemen), e che questo sarebbe l’indizio per individuarne anche l’origine del nome della celebre caffettiera. A questi nomi e luoghi si legano anche le leggende in merito alla scoperta del caffè, che affondano le sue origini nella notte dei tempi. La più conosciuta parla di un pastore chiamato Kaldi portava a pascolare le capre in Etiopia. Un giorno queste incontrando una pianta di caffè cominciarono a mangiarne le bacche e a masticarne le foglie. Arrivata la notte, le capre, anziché dormire, si misero a vagabondare con energia e vivacità mai espressa fino ad allora. Vedendo questo, il pastore ne individuò la ragione e abbrustolì i semi della pianta come quelli mangiati dal suo gregge, poi li macinò e ne fece un’infusione, ottenendo il caffè. Un’altra leggenda ha come protagonista il profeta Maometto il quale, sentendosi male, ebbe un giorno la visione dell’Arcangelo Gabriele che gli offriva una pozione nera (come la Sacra Pietra della Mecca) creata da Allah, che gli permise di riprendersi e tornare in forze. Esiste anche una leggenda che narra di un incendio in Etiopia di piante selvatiche di caffè che diffuse nell’aria il suo fumo per chilometri e chilometri di distanza.

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Di Massimo Prandi

Massimo Prandi