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Di Aurora Amari – Corso gastronomo Fondazione ITS agroalimentare Piemonte.

 

Grazie alla nostra tradizione italiana e alla nostra storia, consumare del caffè è diventata una pratica di uso comune. Ma ci siamo mai fermati a pensare quanto questo abbia un impatto ambientale e a come evitarlo?

Per capire come una semplice tazzina di caffè possa inquinare, bisogna partire a monte, dalle coltivazioni. Infatti si parla di quasi 8 miliardi di metri cubi di acqua utilizzati, oltre 34 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti emesse in atmosfera, 8,5 milioni di ettari di terra sottratti all’agricoltura, più di 20 milioni di tonnellate di materiali biotici prelevati dagli ecosistemi, 38 milioni di tonnellate di sedimenti, rocce e minerali erosi.
Numero notevoli se si pensa alla quantità di caffè piantata per soddisfare i bisogni mondiali.

 

Non si può parlare di questo argomento senza collegarsi al fenomeno della deforestazione: infatti le piantagioni dette  “in pieno sole” consentono di massimizzare i rendimenti e aumentare il profitto. Così, i boschi vengono distrutti e se gli animali non tengono più lontani i parassiti, sarà compito dei pesticidi di fare qualcosa; questo ha portato a uno spostamento dall’Africa all’Asia, soprattutto in Vietnam e Indonesia, dove le leggi contro la deforestazione non sono così rigide e la manodopera ha un costo sempre basso.
Bisogna poi non dimenticarsi che dietro al nostro prodotto, ci sono sempre delle persone che lo raccolgono, lo lavorano e se ne prendono cura; molto spesso però la loro situazione lavorativa è quasi paragonabile allo sfruttamento, dove la paga è bassissima e le condizioni sono pessime.

Il caffè però non inquina solamente durante le prime fase della filiera, infatti anche il prodotto finito, se confezionato in maniera non eco-friendly ha un forte impatto ambientale: ad esempio le capsule del caffè sono molto inquinanti, perché il loro packaging è spesso fatto di alluminio e di materiali non compostabili, dove per ogni caffè fatto la quantità di spreco è altissima, la direttiva europea infatti non riconosce le capsule per il caffè usa e getta come riciclabili pertanto anche se sono fatte in plastica con pellicola in alluminio non possono essere smaltite nella raccolta differenziata. Non è possibile, inoltre, riutilizzarle.

Cosa si può fare perciò per evitare di inquinare il meno possibile?
Smettere di bere caffè? Assolutamente no.

 

Ma si può iniziare a consumarlo consapevolmente con dei piccoli accorgimenti.
Ad esempio si può scegliere di comprare solamente caffè certificato biologico o con l’etichetta Fairtrade, Smithsonian bird friendly e Rainforest alliance certified; spesso queste certificazioni sono anche un indicatore di una situazione migliore per i lavoratori.
Si può poi scegliere di non consumare più caffè in capsula, ma dove non fosse possibile magari per una scelta di gusto, si possono preferire delle capsule realizzate con materiali biodegradabili.
Infine si può dare anche un’importanza agli scarti del caffe, come i fondi, che possono essere utilizzati ad esempio nella cosmesi o come fertilizzante nel giardinaggio.

Insomma le opzioni per rendere il nostro caffè più green esistono e sono anche alla portata di tutti, sta a noi fare le nostre scelte e decidere se con una semplice tazzina vogliamo provare a cambiare il nostro futuro.