Money and roast coffee bean.
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Il Coronavirus non ha risparmiato il settore del caffè e ha colpito in particolar modo le torrefazioni più piccole. Questo è dovuto alla particolare struttura del mercato che vede molti player minori servire quasi esclusivamente il mercato Horeca.

È quindi andata meglio ai big del settore che hanno potuto contare sulla crescita della domanda retail e sull’export, che ha sì subito un contraccolpo ma in misura decisamente minore rispetto a quanto avvenuto con i mancati acquisti da parte di bar e ristoranti italiani. Per quanto l’intero settore mostri chiari segni di sofferenza, le speranze di ripresa sono legate al fatto che gli italiani non intendono rinunciare all’espresso consumato al bar.

 

 

Secondo una ricerca condotta da TradeLab quando i bar erano ancora chiusi, bere un caffè o un cappuccino al bancone era la prima cosa che avrebbero voluto fare
“Tutta la filiera è in crisi ma ci sono forti differenze da torrefazione a torrefazione – spiega Patrick Hoffer, presidente del Consorzio promozione caffè – Quelle che operano nei luoghi a maggiore vocazione turistica, come per esempio Venezia, Firenze e più in generale la Toscana, stanno ancora registrando un calo nell’ordine del 70% rispetto ai valori pre-Covid.

La situazione è molto seria anche a Milano dove manca la clientela degli uffici a causa dello smart working, mentre va un po’ meglio per le località di villeggiatura con prevalenza di turisti italiani. A livello nazionale le torrefazioni che servono il mercato Horeca accusano una perdita media di circa il 50%”.

Il 90% delle circa 800 torrefazioni presenti in Italia opera quasi esclusivamente con il canale Horeca, che a sua volta rappresenta il 22% del mercato complessivo
A questa percentuale si aggiunge un altro 15% del Vending e Ocs (le macchine del caffè negli uffici), che porta così a un terzo del totale la quota di mercato che è stata severamente colpita dall’epidemia di Coronavirus. Si tratta di vendite per quasi 1,5 miliardi di euro su un valore complessivo di circa 4 miliardi.

 

 

“Fare previsioni sull’andamento di tutto il 2020 è oggi molto difficile perché tutto dipenderà da quanti bar e ristoranti decideranno di non riaprire. – conclude Hoffer – I bar e i ristoranti rappresentano un settore molto delicato dal punto di vista della solidità finanziaria perché sono di piccole dimensioni e hanno difficoltà ad accedere alle risorse messe in campo. Non bisogna dimenticare, inoltre, che tutto il flusso dei pagamenti si è bloccato nel momento in cui sono venuti meno gli incassi a causa del lockdown”.

Per una delle eccellenze alimentari del made in Italy – il Bel Paese è il terzo esportatore al mondo dopo Germania e Belgio – il Covid rischia dunque di essere un durissimo colpo.

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Di Massimo Prandi

Massimo Prandi